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Rivelazioni: i profitti delle banche europee superano le aspettative nel 2024

Scopri come le banche europee hanno registrato risultati sorprendenti nel primo semestre del 2024, con prospettive positive per l'intero anno nonostante le sfide economiche.
  • 11,8% rendimento del capitale proprio dell'indice EURO STOXX Banks nel 2023, con una previsione del 11,5% per il 2024.
  • 21,17% aumento dei titoli bancari europei nel primo semestre del 2024, superando l'indice Morningstar Eurozone che ha guadagnato il 7,8%.
  • Le banche italiane hanno visto una crescita del margine di interesse del 10,4% e un utile netto in crescita del 19,8% nel primo semestre del 2024.

Ci stiamo avvicinando alla fine del ciclo di reporting delle banche europee per il primo semestre del 2024. A differenza delle altre relazioni trimestrali, i risultati di metà anno sono particolarmente utili perché confermano le tendenze già riscontrate nella prima metà dell’anno e quindi convalidano o mettono in discussione le prospettive che i team di management hanno delineato per l’intero anno fiscale. A soli cinque mesi dalla fine dell’anno, i risultati offrono una prospettiva credibile per le condizioni commerciali dei mesi restanti.

Questa stagione di rendicontazione offre una prospettiva acuta sull’intero anno, mentre i risultati finali sono disponibili, nella maggior parte dei casi, solo a partire da febbraio. È rassicurante constatare che le banche hanno spesso ribadito prospettive solide per l’intero anno o hanno aumentato la loro guidance precedente.

Per contestualizzare i risultati, i componenti dell’indice EURO STOXX Banks (SX7E) hanno registrato un rendimento del capitale proprio dell’11,1% nell’esercizio finanziario 2023. L’ultimo dato dell’indice si attesta all’11,8% e si prevede che si attesterà all’11,5% per l’anno fiscale 2024. Per l’anno successivo si prevede una moderata riduzione al 10,5%, riflettendo i previsti tagli dei tassi che confluiranno nelle stime di consenso.

Parallelamente a quest’ultimo annuncio, alcune banche hanno rivisto al rialzo i loro obiettivi, mentre molte altre si sono mantenute al di sopra dei loro obiettivi dichiarati, anche se non li hanno aggiornati nell’ultimo trimestre. I solidi risultati che abbiamo visto e la revisione delle aspettative per l’intero anno sono stati spesso sostenuti da un messaggio di qualità degli attivi migliore del previsto e quindi di minori accantonamenti.

In modo un po’ controintuitivo, per il momento i tassi più alti non si stanno traducendo in un aumento del costo del rischio e alcune banche hanno persino rivisto al ribasso le loro aspettative di accantonamenti per perdite su crediti per l’intero anno. La disoccupazione è spesso citata come indicatore principale del deterioramento della qualità degli attivi e questa statistica ha ricevuto un’enorme attenzione negli Stati Uniti proprio la scorsa settimana. Tuttavia, vale la pena sottolineare che la prevista riduzione dei tassi d’interesse probabilmente aumenterà i parametri di accessibilità e fornirà un vento di coda contro ogni potenziale ulteriore deterioramento del mercato del lavoro.

I profili di finanziamento rimangono resistenti. Questo elemento della performance bancaria è particolarmente importante ora, poiché i guadagni da interessi del settore si sono spostati dai margini di prestito (in un contesto di tassi bassi qualche anno fa) ai margini di deposito (in un contesto di tassi più alti ora). Durante gli ultimi risultati, abbiamo osservato un’ulteriore migrazione dai depositi a giro verso i conti a termine, ma la tendenza è stata sostanzialmente più lenta rispetto al 2023. Per quanto riguarda i conti a termine, abbiamo assistito a prezzi più favorevoli in alcune giurisdizioni, in particolare nel Regno Unito, ma anche in Germania, che hanno favorito i margini di interesse netti rispetto alle aspettative del management e alle tendenze osservate nell’ultimo trimestre del 2023.

In prospettiva, siamo consapevoli del fatto che le banche devono ancora rimborsare i prestiti della banca centrale (TLTRO – Targeted longer-term refinancing operations, TFSME – Term Funding Scheme with additional incentives for SMEs) e certamente monitoreremo il comportamento dei depositari con l’avvio del ciclo di riduzione dei tassi. Siamo tuttavia confortati da profili di liquidità molto forti in tutto il settore, che offrono flessibilità rispetto alla riduzione dei depositi e un cuscinetto contro la necessità di competere per i finanziamenti. I livelli di capitale rimangono ampiamente superiori ai parametri normativi. Le banche hanno confermato in larga misura i previsti venti contrari derivanti dalle norme definitive di Basilea e i venti contrari aggiuntivi emersi in questo trimestre sono pochi.

Siamo confortati da un’altra solida serie di risultati del settore. Siamo particolarmente rassicurati dal basso livello degli accantonamenti e dalla revisione delle aspettative di un costo del rischio più basso per il prosieguo dell’anno. Restiamo attenti alle dinamiche sul fronte della raccolta, data l’importanza dei margini di deposito per la redditività complessiva, ma allo stesso tempo riconosciamo che gli ultimi risultati non destano preoccupazione. Anzi, ci aspettiamo una graduale riduzione dei tassi e vediamo il settore adattarsi gradualmente a questo contesto. Prevediamo che tutte queste dinamiche continueranno a sostenere il sentiment delle banche europee e, in questo contesto, non ci sorprende che il mercato AT1 abbia sovraperformato altre sacche di credito nell’ultimo segnale di debolezza del mercato.

Le Trimestrali in Arrivo: Aspettative e Previsioni

Unicredit UCG dà il via alla stagione degli utili del secondo trimestre e del semestre delle grandi banche della zona euro il 23 luglio. Seguiranno BNP Paribas BNP, Banco Santander SAN e Deutsche Bank DBK il 24 luglio. Tra la fine del mese e l’inizio di agosto, Intesa Sanpaolo ISP, BBVA BBVA, ING Group INGA e ABN Amro ABN presenteranno i risultati al 30 giugno.

I titoli bancari europei hanno chiuso il primo semestre dell’anno in rialzo del 21,17% (indice Morningstar Eurozone Large-Mid Banks), facendo nettamente meglio dell’indice Morningstar Eurozone, che traccia la performance dei mercati dell’eurozona e che ha guadagnato il 7,8% nello stesso periodo. I titoli bancari che hanno contribuito maggiormente alla performance del primo semestre sono stati gli italiani Unicredit e Intesa Sanpaolo, che hanno guadagnato rispettivamente il 48,3% e il 36,9%.

Le banche europee continueranno a battere il mercato? La risposta a questa domanda dipende dall’andamento della tornata di risultati aziendali che saranno pubblicati nei prossimi giorni. “Ci aspettiamo un trimestre solido da parte delle banche dell’eurozona con forti attività nel segmento dei mutui e dei finanziamenti, come BNP Paribas e Deutsche Bank”, ha scritto Johann Scholtz, analista azionario senior di Morningstar, in una nota del 19 luglio. “I risultati delle banche d’investimento statunitensi confermano che le aziende sono tornate sul mercato del debito per rifinanziarsi. Inoltre, ci aspettiamo un aumento dei ricavi da trading a causa della volatilità generata dalle elezioni francesi”.

Quale sarà l’impatto del taglio dei tassi di interesse? Dopo il taglio iniziale dei tassi di giugno, la Banca Centrale Europea ha lasciato invariati i saggi di riferimento nella riunione del 18 luglio, ma i mercati assegnano una probabilità dell’80% che l’istituto di Francoforte tagli i tassi di altri 0,25 punti percentuali nella prossima riunione del 12 settembre. La riduzione dei tassi di interesse potrebbe avere un impatto sui margini di interesse. “I risultati del primo trimestre 2024 hanno confermato che la bonanza dei tassi d’interesse più elevati è finita e che i margini d’interesse netti per la maggior parte delle banche dell’eurozona hanno raggiunto il massimo”, ha dichiarato Scholtz. “Detto questo, non prevediamo una riduzione sostanziale dei margini di interesse netti. Gli swap sui tassi di interesse (strumenti derivati usati a copertura del rischio, ndr) sono leggermente più alti nel secondo trimestre rispetto al primo, ritardando la trasmissione all’economia della riduzione dei tassi di riferimento. Il passaggio dai depositi interbancari overnight (a brevissima scadenza, ndr) a quelli a termine è rallentato, riducendo la pressione sui margini”.

Quali saranno le principali fonti di profitto delle banche nel secondo trimestre? Secondo Sonja Forster, Senior Vice President European Financial Institutions di Morningstar DBRS, nel secondo trimestre del 2024 e oltre i solidi profitti saranno trainati da un aumento dei ricavi da commissioni e da costi del credito relativamente bassi, mentre il reddito netto da interessi (Net interest income, NII) mostrerà probabilmente performance diverse a seconda dell’area geografica, ma rimarrà a livelli relativamente elevati. “Ci aspettiamo un miglioramento dei proventi non da interessi, soprattutto grazie alla solidità dei mercati dei capitali, che sostiene i ricavi in settori quali l’investment banking, l’asset management, le attività di brokeraggio e le assicurazioni”, ha dichiarato Forster in un commento per Morningstar il 19 luglio. “Il graduale miglioramento dell’attività economica e la ripresa dei volumi dei prestiti favoriscono anche i ricavi da commissioni grazie all’aumento delle fee sulle transazioni”.

“Si prevede che l’andamento degli NII beneficerà del graduale aumento della domanda di prestiti, ma l’andamento del margine di interesse netto (Net interest marging, NIM) sarà più eterogeneo a seconda dei paesi, anche se di livello elevato”, ha aggiunto. “Le banche dei Paesi Nordici e dei Paesi Bassi hanno trasferito gran parte degli aumenti dei tassi di interesse ai loro clienti e stanno subendo una pressione sui NIM, in parte compensata dal graduale aumento dei volumi dei prestiti. Le banche dell’Europa meridionale sono state in grado di trasferire una parte significativamente minore degli aumenti dei tassi, per cui si prevede che i NII rimarranno forti. Nonostante la percentuale più elevata di prestiti a tasso variabile in questi paesi, non ci aspettiamo un impatto significativo dal primo taglio dei tassi. Inoltre, i tagli successivi non dovrebbero riflettersi completamente sul NII perché le banche attueranno strategie di copertura”.

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Le Banche Italiane: Utili in Crescita ma Prestiti in Calo

Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper chiudono la semestrale con una crescita del margine di interesse del 10,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’incidenza del margine di interesse sul totale dell’attivo passa dall’1,6% all’1,8%, mentre le commissioni nette registrano una crescita del 6,5%, supportata anche da un incremento della raccolta indiretta nel primo semestre del 5,3%, favorita dal buon andamento dei mercati. La politica seguita fino ad oggi dalla Bce ha fatto sì che la discesa dei tassi di mercato a breve termine sia avvenuta a ritmo molto lento, col risultato di gonfiare il margine di gestione del denaro. Il notevole incremento dei ricavi ha determinato un utile netto di oltre 12 miliardi di euro, in crescita del 19,8%, con un Roe delle 5 Big italiane del 15,5%.

I grandi gruppi italiani hanno realizzato utili elevatissimi nei primi sei mesi del 2024, ma si è contemporaneamente ridotto il credito a imprese e famiglie. La capacità di generare organicamente capitale continua a trasformarsi in benefici quasi esclusivi per gli azionisti, attraverso politiche di distribuzione di dividendi sempre più generose e il ricorso sistematico ai buyback. È naturale che le banche prestino attenzione alla remunerazione degli azionisti, ma indirizzare ogni azione a questo fine rischia di rallentare i necessari investimenti in nuove tecnologie digitali e sistemi di intelligenza artificiale, che non solo non devono sostituire il lavoro umano, ma anzi devono e possono contribuire ad esaltarne la creatività ed il coinvolgimento, con l’obiettivo di ottenere standard elevati nella qualità dei servizi, che saranno sempre più tailor made. Pertanto serve formazione continua, mirata allo sviluppo delle competenze, anche digitali, attribuendo preminenza alla valorizzazione di lavoratrici e lavoratori nelle dinamiche d’impresa. Andrebbero inoltre promossi programmi di educazione digitale della clientela. Il rafforzamento e la stabilità delle banche, infatti, dipenderanno molto dalla capacità di investire nelle persone, in una stagione di profondi cambiamenti.

D’altra parte, il valore di mercato delle banche nel lungo periodo non potrà essere dato dalla somma dei buyback. Conterà, invece, la qualità degli investimenti realizzati in tempi di grande disponibilità di risorse. Insomma, serve uno sguardo lungo e non solo focalizzato sulla trimestrale.

La nota dolente resta il credito. Gli impieghi registrano infatti una contrazione del 3,2% (oltre 37 miliardi il calo in valore assoluto) rispetto allo stesso periodo del 2023. Se si considerano i dati al netto dei pronti contro termine alla clientela, che rappresentano effettivamente i prestiti all’economia reale, alle famiglie e alle imprese, la riduzione è del 4,5% in un anno (dato che non considera BPER che non fornisce informazioni a tal proposito). È una tendenza che vale del resto non solo per i primi cinque gruppi, ma per tutto il settore. Dai dati Bce sulle banche significant emerge infatti che al 31/03/2024 il nostro Paese registra un calo del 3% rispetto allo stesso periodo del 2023, contro una media europea del +1,35%. Più in dettaglio, Francia (+1,65%), Spagna (+1,74%) e Germania (+2,29%) fanno nettamente meglio. Il minor credito concesso dalle banche italiane rispetto ai competitors europei si evince anche dal rapporto tra prestiti e depositi (Loan to deposit), decisamente più basso (90,52%) rispetto sia alla media Ue (102,78%) che a Francia (106,45%), Spagna (98,73%) e Germania (114,27%).

Non si ferma il calo del cost/income, che rispetto al primo semestre 2023 segna un’ulteriore contrazione, scendendo al 39,9% dal 42,8% portando a quasi 13 punti il gap con i maggiori competitors europei (52,8%). Il costo del personale registra un lieve incremento (+1,6%) e pesa per il 24,8% sui proventi operativi, in riduzione dal 26,4% del primo semestre 2023. Crescono a doppia cifra anche tutti gli indicatori di produttività per dipendente, in particolare il risultato di gestione pro capite (+16,9%) e il margine primario per dipendente (+12%).

Nel primo semestre 2024 resta sotto controllo l’Npl ratio netto, stabile all’1,4% con un costo del credito anch’esso sostanzialmente stabile (22bps), ad un livello estremamente contenuto. Diminuiscono notevolmente (-19,4%) anche i crediti stage 2 (posizioni in bonis che hanno subito un peggioramento senza diventare deteriorate), che pesano adesso il 10% (dal 12,3%) sul totale dei crediti alla clientela. Cala dell’1,3% lo stock di crediti deteriorati netti. Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali si assiste ad un ulteriore consolidamento. In particolare il Cet1 cresce dal 14,92% al 15,10%, anche per effetto, in controtendenza rispetto agli altri paesi europei, di una riduzione delle Rwa (attività ponderate per il rischio), conseguente alla riduzione degli impieghi.

Nonostante gli ottimi risultati le banche continuano a ridurre occupazione e presenza sul territorio: il numero dei dipendenti cala del 2,6%, mentre chiudono 261 sportelli (-2,2%) rispetto al 30/6/2023.

Le Prospettive Future e le Sfide del Settore Bancario

Il settore bancario europeo è molto vicino ai massimi dell’anno, dopo aver recuperato gran parte delle perdite registrate dopo il primo turno delle elezioni francesi, tuttavia la visione degli investitori rimane costruttiva. “Vediamo ancora un potenziale per ulteriori espansioni dei multipli nel medio termine e siamo ottimisti sulla prossima stagione degli utili, anche se riteniamo che la recente performance e l’aspettativa di un ulteriore calo dei tassi metteranno alla prova la tolleranza per eventuali delusioni derivanti dal NII o da ‘low quality beat’”, afferma a Morningstar Luca Finà, Head of Active Equity di Generali Asset Management. “Con il picco dei tassi alle spalle e la perdita di slancio degli utili rispetto agli ultimi due anni, tutti gli occhi saranno puntati sulla linea del margine di interesse e sulla capacità delle commissioni di compensare gli effetti sul conto economico della riduzione dei tassi, soprattutto nell’Europa meridionale”, aggiunge Finà.

In una nota del 19 luglio per Morningstar, Justin Bisseker, analista European Large Cap di Schroders, ha dichiarato che non ci si dovrebbero aspettare molte sorprese nel secondo trimestre, “poiché il calo dei tassi ha appena iniziato a produrre i suoi effetti e gli analisti hanno già inserito nelle loro previsioni tassi più bassi”. Bisseker ha aggiunto che si prevede un trimestre forte per il segmento dei ricavi dell’investment banking, anche se meno pronunciato rispetto agli Stati Uniti. Inoltre, l’andamento dei ricavi da commissioni potrebbe super


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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