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Appennino abbandonato: come la desertificazione bancaria sta impoverendo le comunità

La chiusura degli sportelli bancari nelle zone montane dell'Appennino sta creando disagi significativi per anziani, imprese e turismo, sollevando interrogativi sulla responsabilità sociale delle banche e sul futuro economico di questi territori.
  • Negli ultimi 15 anni, chiusi 225 sportelli bancari a Modena.
  • Calo del 43,77% degli sportelli bancari nella provincia di Modena.
  • EmilBanca offre laboratori formativi per bambini nell'Appennino Reggiano.

L’impatto della desertificazione bancaria sull’appennino

La progressiva scomparsa delle filiali bancarie dalle zone montane dell’Appennino rappresenta una sfida complessa, con implicazioni che vanno ben oltre la mera riorganizzazione del settore finanziario. Si tratta di un fenomeno insidioso, un vero e proprio esodo silenzioso che rischia di compromettere il tessuto economico e sociale di territori già caratterizzati da fragilità strutturali. La chiusura degli sportelli bancari priva i cittadini e le imprese locali di servizi essenziali, alimentando un circolo vizioso di spopolamento e marginalizzazione. Le ripercussioni di questa desertificazione bancaria si fanno sentire in modo particolare sulle fasce più vulnerabili della popolazione, come gli anziani, che spesso incontrano difficoltà nell’utilizzo dei servizi di home banking e necessitano di un rapporto diretto e personale con gli operatori finanziari. Allo stesso modo, le piccole e medie imprese, che costituiscono la spina dorsale dell’economia appenninica, si trovano a dover affrontare maggiori difficoltà nell’accesso al credito e nel supporto finanziario, elementi cruciali per la loro crescita e sviluppo. La scomparsa delle filiali bancarie incide negativamente anche sull’attrattività turistica delle zone montane, poiché la mancanza di servizi finanziari di base, come gli sportelli bancomat, può scoraggiare i visitatori e compromettere l’economia locale. Emblematico è il caso di Montecreto e Riolunato, comuni dell’Appennino modenese dove la completa assenza di servizi bancari ha creato notevoli disagi per residenti e turisti. Questo scenario solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità sociale delle banche e sulla necessità di trovare un equilibrio tra le esigenze di efficienza economica e la tutela degli interessi delle comunità locali. Il progressivo abbandono delle aree montane da parte degli istituti di credito rischia di amplificare le disuguaglianze territoriali e di compromettere la coesione sociale del Paese.

Strategie di consolidamento e il ruolo degli istituti di credito cooperativo

Le chiusure di filiali bancarie nell’Appennino non sono eventi isolati, ma rientrano in una strategia più ampia di consolidamento del settore bancario, guidata dalla logica della massimizzazione del profitto e della riduzione dei costi operativi. I grandi gruppi bancari, alla ricerca di maggiore efficienza, tendono a concentrare la propria presenza nelle aree urbane, considerate più redditizie, e a disinvestire dalle zone periferiche e montane, considerate meno strategiche. Questo processo di razionalizzazione della rete distributiva, sebbene comprensibile dal punto di vista economico, rischia di avere conseguenze devastanti per le comunità locali, che si vedono private di un servizio essenziale e di un importante punto di riferimento. La chiusura di 225 sportelli bancari nella provincia di Modena negli ultimi quindici anni, con un calo del 43,77%, rappresenta un chiaro esempio di questa tendenza. In questo contesto, un ruolo fondamentale può essere svolto dalle Banche di Credito Cooperativo (Bcc), che, grazie alla loro vocazione mutualistica e alla loro forte presenza sul territorio, possono rappresentare un’alternativa valida alle grandi banche, offrendo servizi personalizzati e supporto alle comunità locali. Le Bcc, infatti, sono tradizionalmente radicate nelle aree rurali e montane, e il loro obiettivo principale non è la massimizzazione del profitto, ma il sostegno allo sviluppo economico e sociale del territorio in cui operano. L’iniziativa di EmilBanca nell’Appennino Reggiano, con laboratori formativi e ricreativi per bambini e ragazzi, dimostra concretamente l’impegno delle Bcc nel supportare le comunità locali e nel preservare l’identità montanara. Tuttavia, è importante sottolineare che le Bcc, da sole, non possono risolvere il problema della desertificazione bancaria. È necessario un intervento più ampio e coordinato, che coinvolga istituzioni, banche e comunità locali, al fine di trovare soluzioni sostenibili e innovative per garantire l’accesso ai servizi finanziari a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono.

Fintech e pagamenti digitali: un’opportunità o un rischio per le aree appenniniche?

L’avvento delle fintech e dei pagamenti digitali rappresenta un’arma a doppio taglio per le aree appenniniche. Da un lato, le nuove tecnologie possono contribuire a colmare il divario digitale e a fornire soluzioni innovative per l’accesso ai servizi finanziari, superando le limitazioni geografiche e infrastrutturali che caratterizzano le zone montane. Le fintech, infatti, possono offrire servizi di pagamento, trasferimento di denaro, microcredito e consulenza finanziaria a distanza, raggiungendo anche i cittadini e le imprese che vivono nei comuni più isolati. Tuttavia, è fondamentale che questo passaggio al digitale sia gestito in modo trasparente e inclusivo, evitando di escludere le fasce più deboli della popolazione, come gli anziani e le persone con basso livello di istruzione, che potrebbero avere difficoltà nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Inoltre, è necessario garantire la sicurezza e la protezione dei dati personali, prevenendo frodi e abusi che potrebbero danneggiare la fiducia dei cittadini nei servizi digitali. Come ha sottolineato Fulvio Furlan, segretario generale della Uilca, la chiusura delle filiali bancarie ha impatti sociali significativi, riducendo la propensione agli investimenti e influenzando la scelta di vivere o meno in un territorio, con un aggravio dello spopolamento dei piccoli centri. Pertanto, è necessario un approccio equilibrato, che valorizzi le opportunità offerte dalle fintech e dai pagamenti digitali, ma che al tempo stesso tuteli gli interessi delle comunità locali e garantisca l’accesso ai servizi finanziari a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro competenze digitali. È essenziale promuovere l’alfabetizzazione digitale, sostenere le imprese locali nell’adozione delle nuove tecnologie e incentivare la creazione di servizi digitali accessibili e inclusivi. Solo in questo modo si potrà trasformare la sfida della desertificazione bancaria in un’opportunità di sviluppo e innovazione per le aree appenniniche.

Verso un futuro sostenibile per il credito nell’appennino

La chiusura delle filiali bancarie nell’Appennino solleva interrogativi profondi sul ruolo del sistema finanziario nella società e sulla necessità di conciliare efficienza economica e responsabilità sociale. È fondamentale che le istituzioni finanziarie agiscano con trasparenza, comunicando in modo chiaro le proprie strategie e coinvolgendo le comunità locali nelle decisioni che le riguardano. Allo stesso tempo, è necessario promuovere politiche pubbliche che sostengano le aree montane e favoriscano l’accesso ai servizi bancari per tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono. L’iniziativa del Comune di Montecreto per ovviare alla mancanza di sportelli bancari e la speranza che Poste Italiane possa colmare il vuoto lasciato dalle banche dimostrano la necessità di un impegno concreto da parte delle istituzioni per garantire servizi essenziali alle comunità appenniniche. La sfida è quella di costruire un sistema finanziario più inclusivo, sostenibile e orientato al bene comune, che sappia valorizzare le specificità dei territori e rispondere alle esigenze dei cittadini e delle imprese locali. Questo richiede un cambio di paradigma, che metta al centro non solo il profitto, ma anche il valore sociale e ambientale del credito. È necessario incentivare le banche a investire nelle aree montane, sostenere le Bcc e le imprese sociali, promuovere l’innovazione finanziaria e garantire l’accesso ai servizi digitali a tutti i cittadini. Solo così si potrà evitare che l’esodo silenzioso si trasformi in un’ulteriore spoliazione di territori già martoriati dalla crisi economica e dallo spopolamento.

In conclusione, la desertificazione bancaria nell’Appennino è un problema complesso che richiede un approccio multifattoriale e una visione di lungo periodo. Le nuove strategie bancarie, come la razionalizzazione delle reti distributive e la digitalizzazione dei servizi, devono essere accompagnate da misure di sostegno alle comunità locali e di promozione dell’inclusione finanziaria. I movimenti di staff c-level tra le banche, se da un lato possono portare nuove competenze e idee, dall’altro rischiano di accentuare la logica del profitto a breve termine, a scapito degli interessi delle aree più marginalizzate. Una nozione base di nuove strategie bancarie è che la tecnologia può essere un potente strumento di inclusione finanziaria, ma solo se utilizzata in modo responsabile e consapevole. Una nozione avanzata è che il futuro del credito nell’Appennino dipende dalla capacità di creare un ecosistema finanziario diversificato e resiliente, in cui convivano banche tradizionali, Bcc, fintech e istituzioni pubbliche, ciascuna con il proprio ruolo e la propria specificità. Riflettiamo quindi su come possiamo contribuire, come cittadini e professionisti, a costruire un futuro più equo e sostenibile per le nostre montagne.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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