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- Il fallimento di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza ha evidenziato la necessità di rivedere le pratiche di governance.
- Il Fondo Atlante ha investito 3,5 miliardi di euro per evitare un collasso totale.
- Le riforme Basilea III, entrate in vigore nel gennaio 2025, richiedono livelli più elevati di capitale e trasparenza.
- La Commissione Europea ha imposto meccanismi di valutazione più stringenti per i dirigenti C-level.
Il fallimento clamoroso di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, avvenuto nel cuore della seconda decade del secolo, non fu solo un evento finanziario di enormi proporzioni, ma anche un segnale forte di allerta sulla necessità di revisione delle pratiche di governance e gestione dei rischi nelle istituzioni finanziarie italiane. Il periodo antecedente al fallimento delle due banche fu caratterizzato da una serie di decisioni aziendali scriteriate, aumenti di capitale falliti e una complessa rete di pratiche bancarie opache e scellerate.
L’intervento del Fondo Atlante rappresentò una delle risposte più immediate al collasso del sistema, con un investimento di 3,5 miliardi di euro volto a evitare il collasso totale delle banche e una liquidazione “atomistica,” che avrebbe innescato un effetto domino sull’economia locale e sui risparmiatori. Nonostante ciò, le radici del problema affondavano in profondità: fu infatti la Banca Centrale Europea, con la collaborazione della Banca d’Italia, a identificare le profonde discrepanze nelle pratiche dei due istituti bancari.
Le ispezioni che seguirono rivelarono un’incapacità gestionale persistente a livello di dirigenza, con un’elevata esposizione ai rischi senza adeguate misure correttive. Il margine di intervento apparve da subito molto limitato; eppure, l’intero settore bancario europeo dovette prendere atto della necessità di una revisione generale delle proprie pratiche, adottando misure di guvernanance richieste dalla BCE.
Regolamentazioni e riforme post-crisi
In risposta alla crisi, l’Unione Europea avviò un’emendazione delle normative bancarie, sforzo che culminò nell’attuazione delle riforme Basilea III, entrate in vigore nel gennaio del 2025. Queste nuove leggi, oltre a richiedere che le banche detenessero livelli più elevati di capitale e liquidità per mitigare i rischi di mercato, obbligano alla trasparenza rispetto all’esposizione nei confronti di criptoasset e al finanziamento di progetti non sostenibili.
A livello più operativo, la Commissione Europea chiese alle banche di integrare meccanismi di valutazione più stringenti della loro idoneità, con un quadro di valutazione dei dirigenti C-level. Questo sforzo di regolamentazione mirava a migliorare non solo la resilienza delle banche europee, ma anche a garantire che le decisioni cruciali fossero prese da dirigenti competenti e preparati.
Le venete Banche non furono sottoposte a risoluzione a livello europeo, in quanto la loro operatività era limitata al territorio italiano, ma rintuonò il bisogno di omogeneizzare le regolamentazioni a livello continentale, era necessario affinché rischi sistemici fossro affrontati in maniera comune senza lasciare lacune nei quadri legislativi nazionali.
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Implicazioni per i manager C-level nel settore bancario
Il panoramico cambiamento culturale innescato dal fallimento delle banche venete ha portato a riflessioni profonde nel ruolo e nelle responsabilità dei manager C-level nel settore bancario. Il bisogno di una governance aziendale forte e trasparente è stato messo in risalto; chi ricopre posizioni dirigenziali nel settore bancario oggi deve bilanciare non solo aspetti economico-finanziari ma anche morali della propria attività.
La risposta del sistema bancario ha sfidato le competenze tradizionali di chi opera a livello dirigenziale, imponendo una maggiore attenzione verso la sostenibilità delle operazioni bancarie e una profonda comprensione delle regolamentazioni vigenti. Accrescere la cultura del rischio, per esempio, tramite piani di formazione e aggiornamento costante è cruciale per evitare il ripetersi di errori del passato. Questo è divenuto particolarmente rilevante alla luce delle nuove normative che richiedono una competenza trasversale in diversi settori ? dalle valute digitali ai processi di finanziamento energetico ? influenzando non solo le decisioni aziendali interne ma anche il rapporto con i risparmiatori e il più vasto tessuto economico che circonda la banca.
L’armonizzazione normativa e il futuro
Guardando al domani, il principale insegnamento appreso da tutta la tempesta vissuta con il crac delle banche venete è forse quello riguardante l’armonizzazione delle norme bancarie a livello europeo. Il codice Basilea III ne è un fulgido esempio, ma l’esigenza di una risposta più unita si palesa continuamente con l’affacciarsi di nuove sfide. Le crypto valute e i pagamenti digitali rappresentano un terreno minato che chiede una cooperazione interstatale per evitare squilibri e sfruttare le opportunità derivanti dalla digitalizzazione finanziaria. Allo stesso modo, la governance interna ai singoli istituti richiede un occhio vigile che possa reagire con rapidità e precisione dinanzi a crisi emergenti, evitando il ripetersi di episodi che incrinano la fiducia del risparmiatore.
*Se la gestione delle banche è ormai un’arte che richiede perspicacia non solo nelle operazioni ma nelle congiunzioni etiche di un sistema piagato da crolli ma bisognoso di stabilità, quello che emerge è la sensibilità verso un panorama che chiede di coniugare creatività e rigore.*
In questa continua evoluzione, risiede la speranza che quel che è stato appreso possa fungere da elemento di forte rottura con gli errori passati, portando ad un futuro dove la strategia e l’integrità non siano mai in antitesi.