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- L'operazione 'No Name' ha smascherato un sistema di frode fiscale che ha sottratto 500 milioni di euro a tassazione.
- L'indagine ha portato a nove misure cautelari personali e sequestri per un valore di 116 milioni di euro.
- Il denaro veniva riciclato tramite oltre 400 container di merce importata, eludendo Iva e dazi doganali.
L’operazione “No Name”, condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Ancona su delega dell’European Public Prosecutor’s Office (Eppo), ha portato alla luce un complesso sistema di frode fiscale e riciclaggio di denaro. L’indagine ha smantellato un’associazione per delinquere di matrice cinese, radicata principalmente nel Maceratese, ma con ramificazioni in diverse regioni italiane. L’organizzazione, che operava attraverso una banca abusiva, ha sottratto circa 500 milioni di euro a tassazione e ha effettuato transazioni per un valore complessivo di tre miliardi di euro. Il capitale generato illegalmente veniva inviato in Cina tramite bonifici fraudolenti su conti fittizi, oppure reinvestito in Italia in settori come la ristorazione, l’acquisto di proprietà immobiliari e veicoli di lusso.
Il meccanismo della frode
Il sistema di frode era orchestrato attraverso tre sportelli situati a Civitanova Marche, Trodica di Morrovalle e Corridonia. Questi punti di raccolta, tra cui un’agenzia viaggi e un cash and carry, fungevano da snodi per il trasferimento del denaro. Il denaro veniva movimentato sotto traccia tramite corrieri o prelievi in contanti, in cambio di bonifici per fatture false. L’organizzazione percepiva una provvigione su questi scambi, mentre gli utenti, tra cui anche imprenditori italiani, beneficiavano di liquidità nascosta. Le indagini hanno portato a nove misure cautelari personali e sequestri per un valore di 116 milioni di euro. Sette persone sono state arrestate, mentre altre due sono state sottoposte all’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria. Complessivamente, sono stati indagati 44 individui e sono stati emessi 33 sequestri in diverse province italiane.
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Il ruolo degli imprenditori italiani
Gli imprenditori italiani coinvolti nella frode contribuivano al sistema fingendo di pagare fatture inesistenti con bonifici destinati a conti apparentemente europei. Tuttavia, questi fondi erano destinati a tornare in Cina, eludendo le normative anti-riciclaggio. Il denaro transitava attraverso vari stati, tra cui Grecia, Bulgaria, Francia, Spagna, Germania, Estonia, Irlanda e Gran Bretagna. L’indagine ha rivelato che la provvista di denaro derivava dall’importazione di merce, principalmente abbigliamento e accessori, tramite oltre 400 container. L’organizzazione eludeva l’Iva e i dazi doganali attraverso triangolazioni con ditte inesistenti in Grecia e Bulgaria, vendendo poi la merce sottovalutata in nero sul territorio italiano.
Conclusioni e riflessioni
L’operazione “No Name” rappresenta un esempio significativo di come le autorità italiane e europee stiano collaborando per contrastare il crimine finanziario transnazionale. L’uso di tecnologie avanzate e la cooperazione internazionale sono fondamentali per smantellare reti complesse di frode e riciclaggio. Questo caso mette in evidenza l’importanza di un monitoraggio rigoroso e di un’applicazione efficace delle normative anti-riciclaggio per proteggere l’integrità del sistema finanziario globale.
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- Sito ufficiale dell'European Public Prosecutor's Office per approfondire sulle indagini e operazioni contro la frode fiscale
- Sito ufficiale dell'European Public Prosecutor's Office, descrive la missione e i compiti dell'EPPO nel coordinare le indagini e le azioni contro la frode fiscale e il riciclaggio di denaro